Intervista a Davide Olivieri di DOAcoustics

Fra le aziende che hanno presentato con successo i loro prodotti alla Fiera di Monaco c'è DOAcoustisc, azienda specializzata in diffusori e balzata agli onori delle cronache per l'uso del bamboo (!). Di come è andata in Germania e di come va il mercato dell'hi-fi dal punto di vista di un addetto ai lavori, abbiamo parlato col responsabile di DOAcoustics, Davide Olivieri.

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Fra le aziende che hanno presentato con successo i loro prodotti alla Fiera di Monaco c’è DOAcoustisc, azienda specializzata in diffusori e balzata agli onori delle cronache per l’uso del bamboo (!).

Di come è andata in Germania e di come va il mercato dell’hi-fi dal punto di vista di un addetto ai lavori, abbiamo parlato col responsabile di DOAcoustics, Davide Olivieri.

Ci presenta in poche righe il vostre marchio?

L’amore per la musica mi ha portato, come musicista, in giro per il mondo: luoghi, persone, strumenti, palchi e sale di registrazione hanno accresciuto, giorno per giorno, il gusto per il suono e per l’infinita energia che porta con se. Quello stesso amore mi ha portato, come audiofilo, alla ricerca di una riproduzione musicale quanto più fedele all’energia del suono “reale”, accendendo la scintilla che ha dato vita al progetto Doacoustics.

Siete da poco tornati da Monaco, dove alcune aziende italiane si sono presentate nel gruppo AudioinItaly, altre singolarmente. Cos’è Audio in Italy? Come è andata a Monaco?

Doacoustics ha partecipato per la seconda volta alla fiera dell’audio di Monaco. La prima fu nell’edizione 2011 e in quella circostanza optammo per uno stand tutto nostro in halle 4 di 12 mq. Quell’anno fu la prima uscita di DOA a livello internazionale e questo ci fece capire che potevamo giocarci le nostre carte anche in quei mercati tradizionalmente chiusi alle novità estere. I primi contatti furono presi in quell’occasione. Quest’anno l’idea di entrare nel gruppo AudioinItaly è nata dall’esigenza di concentrare la visibilità, di abbattere i costi di allestimento e di sperimentare un’occasione nuova: il consorzio.
In effetti AudioinItaly si prefigge l’obiettivo di diventare un punto di riferimento per i costruttori audio italiani, offrendo la possibilità di creare un gruppo d’acquisto e quindi operando sul mercato con più forza e organizzazione. Il tutto si dovrebbe tradurre in una qualità di offerta più alta e capacità di contrattazione più forte nei confronti dei fornitori e dei distributori.

Che idea vi siete fatti dello stato di salute dell’hi-fi all’estero? In particolare, a Monaco avete visto differenze con il tipo di pubblico di casa nostra?  Vista da qua giù, la Fiera di Monaco sembra non risentire affatto della crisi economica globale, che per quanto riguarda l’Italia interessa anche una vera e propria emorragia di appassionati…

Il mercato mondiale dell’hi-fi sconta la crisi attuale così come l’Italia. È chiaro che i grandi paesi, dove tradizionalmente l’audio rappresenta una fetta importante dell’economia, la crisi si sente meno, anche perchè l’offerta è distribuita nel territorio in maniera più capillare che nel nostro Paese; ci sono più negozi specializzati. Bisogna anche dire che la struttura generale fiscale del nostro Paese crea uno svantaggio nel settore.

Secondo lei come mai non si riescono più a organizzare manifestazioni in Italia delle dimensioni di quello che fu il SIM?

Non saprei dire perche è così difficile organizzare fiere tipo SIM in Italia. Credo che manchi la capacità di organizzare eventi che offrano anche momenti di attrazione per il pubblico. Anche in Germania l’High-End Society a mio avviso è un po’ statica come offerte di richiamo (non ha caso quest’anno si è ridimensionata). Io immagino una fiera dell’audio con cinema, teatro, concerti e forme d’attrazione per famiglie, magari in una località turistica. Invece, ci dobbiamo sorbire seminari sulla parola del campionamento a 196 Khz, piuttosto che il guru del suono vero che parla, parla, parla….
Non sono eventi gioiosi, eppure la musica lo è. Certo fare come a Las Vegas mi sembra eccessivo, dove nello stesso palazzo del CES e negli stessi giorni c’è la fiera del porno(!)
Io creerei una fiera dell’audio insieme a quella dell’arredamento. Mi sembra ormai chiaro che l’audio è parte dell’arredamento. La nostra serie MicroDesign nasce con questo obiettivo: offrire un sistema di alta qualità con le più piccole dimensioni possibili e un design pulito e attraente.

Da più parti si guarda a quella che qui viene definita “musica liquida” come, forse, l’unica ancora di salvezza di un settore, tutto sommato, stantio e da troppo tempo senza vere e significative novità. Voi cosa ne pensate? Noi percepiamo, da parte degli utenti, una buona dose di curiosità verso la musica liquida, ma anche forti resistenze, quest’ultime generate, soprattutto, dalla scarsa confidenza con mezzi di stretta derivazione informatica. Cosa si può fare a livello di divulgazione di massa?

La musica liquida è il futuro che arriva. Ma non dimentichiamo che qualsiasi opera artistica deve essere documento. Nel senso che un vinile ha una copertina, dentro c’è un disco e in assenza di energia elettrica, facendo scorrere un chiodo, possiamo sentire l’incisione! Questo è il mondo reale. Il resto sono artifici che servono a divulgare a costi democratici pacchetti di informazioni dove all’interno, come nel nostro caso, ci potrà essere della musica, ma da ascoltare solo in presenza di convertitori. Non è casuale che negli ultimi 10 anni i formati audio SACD e DVDAUDIO hanno miseramente fallito al cospetto di una strabiliante crescita del caro vecchio disco in vinile. In definitiva il disco non morirà e il suono dovrà avere la stessa distorsione in natura, cioè analogica. All’aumentare del segnale la distorsione aumenta, ma nel caso del digitale è il contrario. Questo il nostro cervello lo capisce e lo traduce in qualcosa di freddo, artificiale. Credo che avremo delle belle sorprese in futuro. Sono convinto che la qualità del suono crescerà molto nei prossimi anni e i nuovi convertitori saranno così potenti da raggiungere il suono di un sistema analogico.

Secondo lei l’hi-fi non “spingendo” sull’audio multicanale ha perso un’occasione?

Il mercato del multicanale non ha senso. Io credo che la vista può accrescere l’emozione di ascoltare un concerto a casa, quindi un multicanale senza immagini è per me inutile. Un buon HT può dare emozioni immensamente più forti di un classico 2 canali. Del resto se ascoltiamo la voce di un grande attore che recita in un grande film è poi apriamo gli occhi e la coreografia è splendida, ci rendiamo conto che il tutto funziona meglio, i messaggi sono di più e arrivano a stimolare più sensi. Fondamentalmente non amo le chiusure a compartimenti stagni tra il 2 canali e altre tipologie.

Insomma, per concludere, il settore dell’audio hi-fi è in agonia come in molti dicono? E se sì, si potrà salvare?

Se vogliamo salvare l’audio dobbiamo portare i nostri figli nei negozi specializzati e fare in modo di pressare i distributori di audio di qualità a non dare i loro prodotti alla GDO (Grande Distribuzione Organizzata, ndr). Purtroppo è una vecchia questione e so pure che i piccoli negozianti hanno difficoltà nel rispettare i tempi nei pagamenti. Ma la qualità va supportata da gente competente, in luoghi dove l’uomo può assaporare il gusto di scegliere un sistema, che riproduca la magia della musica nella propria casa.

 

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