Intervista a Stefano Jelo di Aqua Acoustic Quality

Fra le tante aziende italiane sbarcate quest'anno al Monaco Hi End, c'è Aqua Acoustic Quality, azienda giovane, agguerrita e che da sempre guarda sia agli appassionati di casa nostra, sia a quelli di oltre confine. Di come è andata a Monaco, ma soprattutto dello stato di salute del settore hi-fi, abbiamo parlato col suo deus ex machina, Stefano Jelo.

Fra le tante aziende italiane sbarcate quest’anno al Monaco Hi End, c’è Aqua Acoustic Quality, azienda giovane, agguerrita e che da sempre guarda sia agli appassionati di casa nostra, sia a quelli di oltre confine. Di come è andata a Monaco, ma soprattutto dello stato di salute del settore hi-fi, abbiamo parlato col suo deus ex machina, Stefano Jelo.

Ci presenta in poche battute il vostro marchio?
stefano-jelo– Aqua Acoustic Quality nasce ufficialmente nel marzo 2011 al Milano Hi-End con la presentazione di due sorgenti digitali, La Scala e La Voce, entrambi convertitori di segnale digitale/analogico.

Due “macchine” al servizio della musica ben riprodotta con la massima naturalezza. Un caso di “nomen omen”, già nell’etimo del marchio si intravede un destino o meglio una destinazione d’uso delle nostre elettroniche, laddove si identifica il marchio Aqua come quell’azienda che fa sorgenti per la musica liquida.

Ma se questa identificazione da una parte ci fa piacere e inizia a dare notorietà al marchio – siamo stati tra i primissimi a utilizzare il microprocessore XMOS per la conversione dei dati da computer con driver proprietario – dall’altra ci sta un po’ stretto. Ci tengo a sottolineare che la produzione Aqua prevede per il suo futuro anche prodotti non necessariamente legati alla musica via USB, nonostante la nostra specializzazione nel campo delle sorgenti digitali –

Siete da poco tornati da Monaco, dove alcune aziende italiane si sono presentate nel gruppo Audio in Italy, altre singolarmente. Cos’è Audio in Italy? Come è andata a Monaco?

– Il Monaco High-End Show è un appuntamento importante per un’azienda che mira all’espansione in campo internazionale. Per noi è stata la prima volta e quindi è difficile fare un’analisi, non avendo dati di confronto. Quindi posso dare soltanto alcune impressioni.

La scelta di andare facendo parte di un gruppo, Audio in Italy, è stata premiata da un’immagine di qualità dove marchi nuovi o conosciuti solo in Italia si associano in un consorzio che garantisce la serietà dei produttori. D’altronde è solo il primo passo per un lavoro che promette bene se sarà condiviso e costante.

Per quanto ci riguarda, oltre al marchio Aqua, noi abbiamo presentato un marchio nuovo, Bellaria, con due tipi di diffusori: un sistema a due vie da pavimento, chiamato Mimesis, e un sistema da stand, sempre a due vie, chiamato Contralto. Presto presenteremo anche prodotti destinati all’amplificazione, sia integrata che a telai separati –

Che idea vi siete fatti dello stato di salute dell’hi-fi all’estero? In particolare, a Monaco avete visto differenze con il tipo di pubblico di casa nostra?

– Anche all’estero si respira una certa prudenza, soprattutto nella fascia di mercato fuori dal lusso. Il pubblico all’estero guarda sempre il prodotto “made in Italy”con un occhio di riguardo per lo stile e l’eleganza dei nostri prodotti, ma anche con una certa diffidenza per l’equazione sbagliata dove “artigianalità” si sposa con “arte dell’arrangiarsi”.

È proprio qui che Audio in Italy si fa garante di uno standard di qualità superiore. Vorrei sottolineare che i prodotti italiani presenti nel nostro stand si imponevano tutti per originalità e cura dei dettagli generalmente molto alta –

Vista da qua giù, la Fiera di Monaco sembra non risentire affatto della crisi economica globale, che per quanto riguarda l’Italia interessa anche una vera e propria emorragia di appassionati…

– Non è così, la mia impressione però è che stiano cambiando alcuni sistemi di commercializzazione. Internet sta avendo i suoi effetti non soltanto dal punto di vista della visibilità e del marketing ma soprattutto sta uniformando il mercato a livello globale, per cui l’appassionato che confronta i prezzi di un prodotto in Italia rispetto a quelli del paese di produzione capisce subito se il prezzo richiesto è corretto.

La crisi di oggi in Italia, se posso esprimere la mia opinione, è una crisi principalmente di idee e commerciale: si potrebbe assistere a un cambiamento di rotta radicale rispetto ai tradizionali sistemi di vendita. Laddove il negozio rappresenta solo una vetrina senza offrire la necessaria consulenza e l’ascolto di prodotti a confronto, l’appassionato sarà spinto a cercare su internet i prodotti innovativi che non sono legati a un distributore né a un negozio. Internet è il luogo ideale dove confrontare tutto: prezzi, informazioni, novità. L’unico handicap è l’impossibilità di offrire una prova d’ascolto.

Seguendo queste considerazioni, Aqua, oltre alla rete commerciale fatta di negozi selezionati, offre la possibilità d’acquisto con la garanzia 10 giorni soddisfatti o rimborsati. La prova si fa a casa propria nelle migliori condizioni d’ascolto. Ciò detto, io personalmente ritengo che sarebbe una grave perdita se mancasse il ruolo del negoziante appassionato che ho conosciuto quando da giovanissimo ho mosso i primi passi in questo settore, che sceglie i prodotti in base a criteri di valore sonoro e poi li segnala alla sua clientela, la quale gli riconosce una certa autorevole esperienza.

Ma dove sono i negozianti che ancora amano la musica e il loro lavoro? Noi continuiamo a cercarli fiduciosi perchè senza di loro si perde una cultura fondamentale. Mi piacerebbe che Audio in Italy si occupasse di questo problema, che è culturale e non commerciale, anche in Patria –

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