Prova: Cabasse The Pearl Akoya, diffusori attivi e connessi. Rappresentano il futuro dell’audio?

Definire le Cabasse The Pearl Akoya semplici casse acustiche è davvero riduttivo. Sono un vero e proprio sistema hi-fi, compatto e ultra-moderno, oltre che davvero ben suonante.


Definire le Cabasse The Pearl Akoya semplici casse acustiche è davvero riduttivo. Sono un vero e proprio sistema hi-fi, compatto e ultra-moderno, oltre che davvero ben suonante.

Cabasse-THE-PEARL-AKOYA-recensione

Vi confesso che la recensione delle Cabasse The Pearl Akoya, quella che leggete in questa pagina, è una delle più difficili che ho scritto.

Perché? È presto detto. Siamo alle prese con un apparecchio che definire “casse acustiche” è davvero riduttivo. Più che un all-in-one, questi diffusori sferici potrebbero rappresentare già oggi il futuro dell’alta fedeltà, che sempre di più deve fare i conti con le tecnologie digitali e – specialmente dalle generazioni più giovani – sta ricevendo una spinta verso soluzioni versatili, semplici da usare e senza compromessi in termini di qualità.

E le Cabasse The Pearl Akoya sembrano rispondere a questo (nuovo?) paradigma.

Cosa sono le Cabasse The Pearl Akoya

Akoya-recensione

Partiamo dal nome. Akoya è un tipo di perla, ma in giapponese significa anche “potente e completo”. Nome quanto mai appropriato.

Siamo alle prese con un altoparlante triassiale, amplificato in classe D, con un DAC interno, con correzione acustica ambientale, DSP (Digital Signal Processor), con connessioni sia cablate per apparecchi “tradizionali” e con in dote Ethernet, WiFi, Bluetooth e AirPlay.

Ovviamente bello e pronto per tutti i sistemi di streaming e compatto il giusto (22 centimetri circa di diametro), seppure di circa 9 kg di peso per ogni sfera.

Estetica e costruzione

Le Akoya non passano di certo inosservate.

Esteticamente rimandano alle mitiche Sphère, ma qui siamo alle prese con un vero e proprio capolavoro di ingegneria, un progetto che evita onde stazionarie o effetti di diffrazione.

Personalmente le trovo affascinanti, eleganti e quasi ipnotiche, ma mi rendo anche conto che potrebbero non piacere a tutti.

Il woofer da 6,5 pollici è a gittata posteriore, mentre il midrange/tweeter coassiale è un nuovo brevetto di casa Cabasse, che ha impiegato magneti al neodimio. 

La parte elettronica è alloggiata tra il woofer posteriore e il mid/tweeter coassiale anteriore. 

La sfera è circondata da un sfiato termico atto a raffreddare le bobine e i circuiti.

L’esterno, che a uno sguardo frettoloso potrebbe apparire come di plastica, in realtà è composto da una particolare fibra rinforzata da resina.

Le Cabasse The Pearl Akoya arrivano in una robusta custodia semirigida che ne rende sicuro il trasporto, anche se la portabilità è penalizzata dal peso. Ad ogni modo, anche la custodia è un piccolo gioiello di ottimizzazione di spazi: nella base trovano posto il telecomando Bluetooth (in verità abbastanza superfluo se si usa l’app dedicata), il cavo di alimentazione (davvero ben fatto) e una manciata di adattatori per gli ingressi fisici.

I supporti da pavimento, che danno una spinta estetica ancora più forte, sono opzionali.

Il DAC interno

Il convertitore interno decodifica un’ampia varietà di formati audio, tra cui MP3, AAC, WMA, AIFF, FLAC, ALAC con risoluzione fino a 32 bit/768 kHz. Il DSD dovrebbe arrivare a breve con un aggiornamento firmware.

Collegamenti

Nell’affollato ma ordinato pannello posteriore trovano posto i collegamenti per una chiavetta USB (o un disco rigido), un ingresso ottico SPIDIF e ingressi analogici, tutti gestibili tramite l’applicazione per smartphone.

Tutto in punta di app

Scaricando l’app Cabasse StreamControll, diventa un gioco da ragazzi gestire le Akoya, anche in multi-room fino a 7 unità (le casse acustiche funzionano anche da sole, non necessariamente in coppia). Dall’app inoltre assegniamo il ruolo di sinistro e destro a ciascun diffusore.

Addirittura ci sono anche i controlli vocali tramite Google Assistant (stranamente manca Alexa di Amazon, oltre al poco usato in Italia Siri di Apple).

Ma la loro vera natura prevede l’uso di musica liquida, in streaming, indifferentemente via WiFi o Ethernet. 

Accoppiare via WiFi le Pearl Akoya all’applicazione è un gioco da ragazzi, soprattutto se già avete fatto il pairing Bluetooth di un altro dispositivo: si preme un tastino dietro la cassa (una per volta), si seguono le indicazioni sull’app e… il gioco è fatto.

Come suonano le Cabasse The Pearl Akoya

Probabilmente perché abituato a vecchie soluzioni home theater, fino a qualche anno fa ero abbastanza scettico sui sistemi di calibrazione basati sull’analisi dell’acustica ambientale, tanto che mi trovavo spesso e volentieri a rimettere le mani sui settaggi dei vari parametri. Qui invece… Quello che accade ha del miracoloso

L’esecuzione del programma di calibrazione è in-app e va eseguito per ciascun altoparlante. Parte l’emissione di una serie di frequenze e dopo una manciata di secondi il sistema elabora la risposta in ambiente, lasciando a bocca aperta sul prima e dopo.

Se siete abituati a bassi slabbrati e poco controllati (come accade nella stragrande maggioranza dei casi in casse acustiche sotto i 3.000 euro), potreste addirittura rimanerci male. Qui è tutto controllato al punto giusto, l’escursione del woofer è così veloce che non c’è alcuna coda di frequenze basse e tutto viene “asciugato” esattamente com’è previsto nel brano musicale.

Ma non solo.

Le voci prendono un fuoco inedito e la timbrica è sempre perfetta. Il confronto che ho fatto con The Girl in the Other Room di Diana Krall, suonato da Qobuz prima con le mie casse acustiche abituali (di cui vi rivelo solo un indizio: sono anch’esse francesi, torri da 2.000 euro la coppia) e poi con le Akoya… lacrimuccia di commozione per le Cabasse e lacrimoni di disperazione per le mie.

Non contento, complice la semplicità nello spostarle con semplicità e avendo solo necessità di spostare il cavo di alimentazione, ne ho portata una in cucina, dove normalmente mentre preparo i miei manicaretti ascolto musica in sottofondo con un Echo Show (tranquilli, non vi farò un confronto con questo apparecchio, sarebbe impietoso e ingiusto). Ho rieseguito la calibrazione con l’app e – a dispetto di un ambiente ostico-che-più-ostico-non-si-può… La Akoya (una sola) ha fatto il suo dovere a meraviglia.

Cabasse dichiara per la risposta in frequenza i 30 Hz come limite in basso. Ora, questa è una prova d’uso e di ascolto e non ho effettuato misure, ma a orecchio di sicuro e in scioltezza scendono a 40 Hz.

Posizionamento in ambiente

Parlare di posizionamento in ambiente di un diffusore con a bordo un sistema di correzione acustica / DSP può apparire un controsenso, ma non lo è. Ed è presto detto il perché.

Nonostante l’autocalibrazione – o forse proprio per questo – il risultato finale cambia al cambiare dalla distanza della parete di fondo.

Ricordiamo che le Akoya hanno il woofer posteriore e questo cambia le cose. Parecchio.

Pur rimanendo la riproduzione dei bassi sempre asciutta e velocissima, avvicinandole (non troppo! mi raccomando!) alla parte di fondo avremo un basso più fisico (e che personalmente preferisco), mentre man mano che le allontaniamo il basso rimane preciso ma decisamente privo di quella sensazione viscerale presente – ad esempio – nei concerti.

E quindi? Dove posizionarle? Dipende dai gusti e dal più delicato componente della catena acustica: il vostro ambiente. Non rimane che armarsi di un pochino di pazienza e fare delle prove.

Difetti ne abbiamo?

Sì, qualche difetto c’è.

Ma partiamo però da un recap dei pregi.

È vero, le Pearl Akoya non fanno sentire la mancanza di un sub. È vero, hanno una riserva di potenza sufficiente a sonorizzare in scioltezza una quarantina di mq. Sono semplici da usare, semplici da posizionare, divertentissime da usare e il correttore di acustica ambientale / DSP va oltre il miracolo.

Una volta abituati ai bassi asciutti (che ci mettono davvero poco per farsi apprezzare anche grazie al fatto che sono ben profondi), ho notato che a volumi sostenuti tendono a perdere un po’ di trasparenza a vantaggio di frequenze medie leggermente invasive. Si tratta di un problema che si verifica a volumi davvero sostenuti, probabilmente l’altra faccia della medaglia di un notevole piacere di ascolto a volumi “normali” e di un ascolto fra i più straordinari che mi sia mai capitato a basso e a medio medio/alto volume.

Conclusioni

Il mio suggerimento è di mettere da parte qualsiasi preconcetto e di avvicinarvi a questi diffusori con fiducia e una buona dose di sana curiosità. Ne verrete ripagati con un’esperienza di ascolto straordinaria.

Il prezzo fissato per le Cabasse Pearl Akoya è di 3180 euro la coppia, assolutamente allineato al gioiello tecnologico che rappresentano.

Le trovate qui: https://www.magicsound.it/p/cabasse-the-pearl-akoya/

Caratteristiche tecniche casse acustiche amplificate Cabasse Pearl Akoya

  • Drivers: 5″ coaxial tweeter/mid, 7″ woofer
  • Frequency response: 30Hz–27kHz
  • Power: Class D, 300W to tweeter, 300W to midrange, 450W to woofer
  • Inputs: Ethernet/Wi-Fi, Bluetooth, SPDIF optical, RCA analog, mini-USB
  • Dimensions: 8.7″ diameter
  • Weight: 18 lbs.

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